1 October 2022
Il potere dei dati nell’Industria 4.0
L’enorme massa di dati che quotidianamente viene prodotta intorno a noi ha un valore inestimabile se opportunamente analizzata e interpretata.
Che cosa è l’Industria 4.0
L’Industria nel suo complesso è entrata in una nuova era: si sta ridefinendo il futuro dell’automazione sia nei processi di trasformazione fisica (operation) sia in quelli di elaborazione delle informazioni. Sta prendendo forma una sempre maggiore interazione tra l’uomo, le macchine, i processi e una svariata miriade di apparecchiature dotate di sensori. La connettività continua e in real-time rende disponibili masse di big data che richiedono nuove capacità di lettura e interpretazione per comprendere il reale attorno a noi. Tutti questi elementi contribuiscono a realizzare un modello di produzione e gestione aziendale basato sulla connessione tra sistemi fisici e digitali, appunto il modello dell’Industria 4.0 (o come viene altrimenti definita “Catapult High Value Manufacturing” nel Regno Unito, “Industrie du Futur” in Francia, “Industrie 4.0” in Germania e “Smart Industry” in Olanda).
Il ruolo di big data, informazioni e misura
I nuovi sistemi di lavoro migliorano la raccolta e l’analisi dei big data in informazioni utili e appropriate, spesso in misure. Del resto, già a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso, rielaborando il pensiero di W. Edwards Deming, si affermava che il governo dei fenomeni dipende dalla loro misurazione e comprensione: “If You Can’t Measure It, You Can’t Manage It”. Gli attuali sistemi offrono capacità di esplorazione e di analisi dei big data che un tempo erano impensabili, e ciò significa che possiamo disporre di abbondanti misure per il governo dei fenomeni attuali che sono sempre più articolati e complessi. Stiamo entrando in un mondo nuovo: processi stocastici e modelli dinamici, teorie dei sistemi a dinamica non lineare, nuove idee dalle scienze cognitive, capacità di elaborazione dei big data con ampiezze di storage e potenze di calcolo virtualmente illimitate. Si sta modificando la nostra comprensione e la capacità di muoverci nell’ambiente in cui viviamo.
I benefici di un’azienda efficiente
La disponibilità in azienda di dati e misure puntuali porta benefici anche nell’ambito dell’efficienza, in termini di ottimizzazione dei costi. La strada è quella della riduzione degli sprechi tradizionalmente gestiti (la triade Muda, Mura e Muri del Toyota System), ma anche della flessibilità dei programmi di produzione attraverso il recepimento dei frequenti cambi, la gestione dinamica degli ordini ai fornitori e la ri-previsione continua dei trasporti. Le conseguenze pratiche, dal punto di vista operativo, sono enormi: la riduzione dei tempi, la riduzione dei costi, la riduzione degli sprechi e quindi di risorse. È così che può essere interrotto quel circolo vizioso che ripropone di continuo le medesime emergenze. È così che si sviluppano resilienza, flessibilità e reattività richieste ai sistemi di oggi per l’Industria 4.0.
Le aziende devono essere sempre più pronte a:
– comprendere gli scenari e i trend;
– adeguare dinamicamente la strategia agli obiettivi;
– quantificare i fabbisogni di risorse;
– simulare differenti scenari alternativi;
– decidere e adeguare rapidamente il Sistema aziendale alle necessità in continua evoluzione.
Un percorso complesso di ottimizzazione dei costi, che riduce gli sprechi e migliora l’efficienza, e che non può prescindere dalla digitalizzazione per la complessità degli scenari e per la rapidità di risposta richiesta.
La sfida della digitalizzazione: una questione di sopravvivenza
Per far partire l’Industria 4.0 bisogna prima di tutto credere nel digitale e occorre quindi saper coniugare il valore materiale e fisico ad esempio della “produzione”, con una dimensione più immateriale ma altrettanto concreta: quella della digitalizzazione.
La grande sfida sarà la capacità di sviluppare nuove competenze, perché sono le persone che fanno l’Industria 4.0. Ricordiamo lo slogan della Honda, sempre degli anni Novanta: “First man – then machine”.
Il fatto che oggi in Italia molte aziende sottovalutino il pericoloso “digital skill gap” aggrava il ritardo nella digitalizzazione e allarga la forbice della competitività. Non è più un tema di opportunità, ma una questione di sopravvivenza.
di Giuseppe Maneschi Referente scientifico Area Acquisti e Logistica – COSMAN